domenica 29 aprile 2012

Drop Dead Diva.

Deb Dobkins é una giovane e bella modella e sogna di sposarsi con il suo bel fidanzato Grayson,brillante avvocato.Purtroppo un giorno rimane coinvolta in un incidente e muore.Quando giunge alle porte del Paradiso
trova l' Angelo Fred (sarà poi il suo Angelo Custode)che non può farla entrare perché lei in vita non ha mai compiuta una buona azione...essendo stata una ragazza un pò superficiale.Allora lei chiede all' Angelo di farla ritornare sulla terra , ma succede un disguido e al posto di tornare nel suo corpo, si reicarna in quello di una ragazza morta prima:Jane Bingum, intelligente avvocatessa anche se un pò goffa e in sovrappeso.
Jane/Deb non ama il suo "nuovo" corpo, e si ritrova a lavorare nello studio del suo ragazzo il quale é ancora scosso della perdita della sua dolce metà.
Col tempo Deb conosce la sua bellezza interiore e con l' aiuto della sua assistente a svolgere bene il suo lavoro.
Riallaccia un nuovo rapporto col suo ex e scopre la vita di Jane.
Gli unici a sapere di questo segreto sono l' Angelo custode Fred, Jane e la sua amica Stacy.
I suoi amici la aiuteranno a vivere la sua nuova vita.
Prima, seconda e terza stagione 13 episodi ciascuna.

L' amore...che gran casino.

Marta è una venticinquenne libera e spensierata che passa le sue giornate con le sue inseparabili amiche, condividendo 
con loro tutto, soprattutto il suo disperato bisogno di trovare l'amore.
Finalmente trova il ragazzo dei suoi sogni, Leonardo.Ma quando tutto sembra andare bene tra di loro incontra Tommaso che le stravolgerà la vita e la sua storia d'amore.
Si ritroverà di fronte a un bivio, scegliere fra due amori, mettendo in discussione anche le sue amicizie.
Dal libro di Antonietta Agostini.

Come diventare bella, ricca e stronza.

 Istruzioni per l'uso degli uomini

È l'esperienza della tua capacità di affrontare da sola le difficoltà, la materia con la quale tu costruisci la stima e l'amore per te stessa, il motore che spinge la tua auto nella pista della vita e ti porta al traguardo.
Perché solo la tua esperienza, ti può dimostrare che sei in grado di affrontare qualsiasi difficoltà da sola, senza l'aiuto di nessuno.
Solo così, puoi conquistare la tua sicurezza.
Devi dimostrare a te stessa che hai le capacità di affrontare da sola le difficoltà.
Che sei indipendente dagli altri.
Che sei autonoma.
Autosufficiente.
Solo così, puoi avere la capacità di risolvere il problema della tua felicità.
Smettendo di essere una bambina e diventando una donna.
La stima e l'amore per te stessa sono infatti caratteristiche della donna adulta.
Giulio Cesare Giacobbe
Dal libro "Come diventare bella, ricca e stronza. Istruzioni per l'uso degli uomini.

Gli uomini sono come il cioccolato...di Tina Grube.


E' proprio vero: gli uomini sono come il cioccolato. Ti tentano con le loro infinite, invitanti variazioni. Alcuni all'inizio sembrano dolcissimi, ma poi viene immancabilmente fuori che appartengono al tipo con il retrogusto amaro.
Ma è proprio impossibile starne lontane: ecco riassunta in poche parole la teoria sugli uomini di Linda Lano, protagonista di questo divertente romanzo (e del suo seguito, Me ne infischio dei belloni): single, sui trent'anni, una giornata riempita fino all'inverosimile dal lavoro in un'agenzia di pubblicità. Niente uomini: neppure quelli selezionati tramite gli annunci per cuori solitari. Ma Linda non resiste ad un cliente dell'agenzia: un tipo davvero notevole, per il quale vale la pena sospendere l'applicazione della regola fondamentale di non mischiare il lavoro con la vita privata. Per un uomo così speciale, le regole vanno proprio riscritte da capo. Dopo averlo conquistato, Linda riceve in ufficio girasoli giganti: ed è solo l'inizio della storia.
Presentazione del libro.

Quelle come me...di Alda Merini



Quelle come me sono capaci di grandi amori e


grandi collere, grandi litigi, grandi pianti e grandi
perdoni.
Quelle come me non tradiscono mai, quelle come
me hanno valori che sono incastrati nella testa
come se fossero pezzi di un puzzle, dove ogni
singolo pezzo ha il suo incastro e lì deve andare.
Niente per loro è sottotono, niente è superficiale o
scontato, non le amiche, non la famiglia, non gli
amori che hanno voluto, che hanno cercato, e
difeso e sopportato.
Quelle come me regalano sogni, anche a costo di
rimanerne prive...
Quelle come me donano l'anima, perché un'anima
da sola, è come una goccia d'acqua nel deserto.

Quelle come me tendono la mano
ed aiutano a rialzarsi, pur correndo il rischio
di cadere a loro volta…
Quelle come me guardano avanti,
anche se il cuore rimane sempre qualche passo indietro…
Quelle come me cercano un senso all’esistere e,
quando lo trovano, tentano d’insegnarlo
a chi sta solo sopravvivendo…
Quelle come me quando amano, amano per sempre…
e quando smettono d’amare è solo perché
piccoli frammenti di essere giacciono
inermi nelle mani della vita…
Quelle come me inseguono un sogno…
quello di essere amate per ciò che sono
e non per ciò che si vorrebbe fossero…
Quelle come me girano il mondo
alla ricerca di quei valori che, ormai,
sono caduti nel dimenticatoio dell’anima…
Quelle come me vorrebbero cambiare,
ma il farlo comporterebbe nascere di nuovo…
Quelle come me urlano in silenzio,
perché la loro voce non si confonda con le lacrime…
Quelle come me sono quelle cui tu riesci
sempre a spezzare il cuore,
perché sai che ti lasceranno andare,
senza chiederti nulla…
Quelle come me amano troppo, pur sapendo che,
in cambio, non riceveranno altro che briciole…
Quelle come me si cibano di quel poco e su di esso,
purtroppo, fondano la loro esistenza…
Quelle come me passano innosservate,
ma sono le uniche che ti ameranno davvero…
Quelle come me sono quelle che,
nell’autunno della tua vita,
rimpiangerai per tutto ciò che avrebbero potuto darti
e che tu non hai voluto.

mercoledì 25 aprile 2012

Buon giovedì.

Ogni giorno è un buongiorno se abbiamo vicino le persone che amiamo...buon giovedì...kiss.

Amici immaginari.

Gli amici immaginari non sono soli quelli che ci siamo costruiti nella nostra immaginazione...ma invece sono quelle persone che credi che siano veri amici...ma scopri che al momento del bisogno...scompaiono come fantasmi...senza ascoltare quello di cui hai bisogno...magari cercavi solo una spalla su cui piangere.

Nemmeno un: "sei carina stasera?!

Spesso chiacchierando tra amiche ci si confida...e capita di parlare del più e del meno...di come si trascorrono intere ore a prepararsi, a truccarsi, a scegliere l' abito giusto, le scarpe adatte, gli accessori...e gli uomini che fanno?!Restano a fissare il fondoschiena di una donna.Ma sono davvero tanto superficiali?O siamo noi che pretendiamo i loro apprezzamenti dopo la nostra fatica fatta  a metterci in ghingheri per loro?Fatto sta che rimaniamo deluse e vorremmo da loro almeno un:"Come sei carina stasera".
Fa sempre piacere ricevere un complimento da un uomo, ancora di più se fatto con il cuore e dalla persona che si ama.E' vero che siamo vanitose e siamo in cerca sempre di una conferma dall' altro sesso, ma é anche vero che a chi non fa piacere di essere apprezzata e considerata?Persino gli uomini si stanno avvicinando al nostro modo di fare.Sono più attenti nello scegliere i capi di abbigliamento, i profumi, le creme per il viso.Conosco alcuni ragazzi che addirittura si curano le sopracciglia.E sono felici ed aumenta la loro autostima se gli fai un complimento.Beh...che c' é di male?Io non ci vedo nulla di negativo, anzi...é bello vedere che ognuno cura la propria persona.Con questo non voglio dire che dobbiamo curare la nostra immagine ed il nostro "io" solo per far piacere all' altra persona che abbiamo di fronte, cerco solo di dire che per la persona che si vuole bene, per chi si ama si cerca sempre di dare e fare il meglio di se, così come in cambio ci si aspetta solo un:"sei carina/o stasera... .

martedì 24 aprile 2012

Madre Teresa di Calcutta. Parte 2.


Madre Teresa non si considerava una suora di vita attiva. Al contrario, di sé e della altre Missionarie della Carità diceva: "siamo delle contemplative che vivono in mezzo al mondo. [...] La nostra vita deve essere una preghiera continua"[25].
In quest'ottica teologica, il servizio a favore dei poveri era visto come una naturale conseguenza della preghiera e del dialogo con Dio.
Questa sua spiritualità, che aveva tratti di ispirazione francescana, era sintetizzata da Madre Teresa con l'immagine, in cui si riconosceva, della "piccola matita nelle mani di Dio"[26].
In linea con questa sua sensibilità, nella cerimonia di consegna del Nobel, nel suo discorso citò la preghiera semplice[27].
Madre Teresa ha anche provato l'esperienza dell'aridità e della sofferenza spirituale, come emerso dalla pubblicazione postuma delle sue lettere[28]. Stando ai racconti di padre Brian Kolodiejchukz[29], in una di queste lettere scriveva di non sentire "la presenza di Dio né nel suo cuore né nell'eucaristia" e al suo confessore spirituale confidava: "Gesù ha un amore molto speciale per te. Ma per me, il silenzio e il vuoto è così grande che io lo cerco e non lo trovo, provo ad ascoltarlo e non lo sento"[30]. Giunse inoltre ad affermare: "Nella mia anima sperimento proprio quella terribile sofferenza dell'assenza di Dio, che Dio non mi voglia, che Dio non sia Dio, che Dio non esista veramente"[31]. Questo stato, che con alti e bassi accompagnò la seconda metà della sua vita, venne così commentato dalla suora: "Ho cominciato ad amare le mie tenebre perché credo che siano una parte, una piccola parte delle tenebre di Gesù e della sua pena sulla terra"[32].
Il processo di beatificazione, primo passo verso la canonizzazione o santità, richiede la documentazione di un miracolo avvenuto per intercessione di Madre Teresa. Le segnalazioni ricevute sono migliaia[33], ma solo pochissime vengono ritenute rilevanti dalla Chiesa cattolica ai fini del processo di canonizzazione e passate quindi a un vaglio più approfondito. Per essere considerata miracolosa dalla Chiesa, una guarigione deve infatti essere da malattia grave, istantanea e senza alcuna spiegazione medica plausibile. Al momento l'unico caso riconosciuto dalla Chiesa è quello di una donna di religione induista[34], Monica Besra.
Nel 2002 il Vaticano ha riconosciuto come miracolosa la guarigione di una donna indiana, Monica Besra, originaria di un villaggio a nord di Calcutta. Nel 1998 la donna era malata ma, non potendo più sostenere le spese mediche, aveva chiesto di lasciare l'ospedale in cui era ricoverata e di essere accompagnata a un centro delle Missionarie della Carità, pressoBalurghat. La malattia non è ancora chiara: i medici le avevano infatti diagnosticato sia un tumore all'addome, sia una meningite tubercolare. Il 5 settembre la donna pregò con le suore e affermò di aver visto una fotografia di Madre Teresa e di essere rimasta colpita da un raggio di luce che proveniva dai suoi occhi. Nel pomeriggio, Monica Besra poggiò un piccolo medaglione di Madre Teresa sulla protuberanza che aveva sull'addome e continuò a pregare. La mattina successiva si sentì leggera ed eccitata: chiamò la donna che dormiva di fianco a lei per dirle che la protuberanza era scomparsa. Monica Besra, che è di fede induista, successivamente dichiarò: "Dio mi ha scelto come mezzo per mostrare alla gente l'enorme potere di cura di Madre Teresa, non solo attraverso le cure fisiche, ma attraverso i suoi miracoli". Prima di prendere una decisione sulla vicenda, la Congregazione per le Cause dei Santi ha intervistato 113 persone e raccolto 35 000 pagine di documentazione, ascoltando anche le voci critiche[35]. Anche a seguito del riconoscimento, da parte della Congregazione, del carattere miracoloso di questa guarigione, Madre Teresa è stata ufficialmente beatificata da papa Giovanni Paolo II il 19 ottobre 2003 con il nome di "Beata Teresa di Calcutta".
La vicenda è ancora oggetto di controversie. Il marito di Monica Besra, irritato dalla celebrità della moglie[36], affermò ad esempio che la guarigione non era dovuta a un miracolo, ma alle cure dei medici[37]. Divisioni si registrarono anche tra i medici che l'avevano curata: uno di loro sostenne che la guarigione era scientificamente inspiegabile, mentre per un altro la guarigione era dovuta a nove mesi di cure anti-tubercolosi.[38]. Un medico affermò inoltre di aver ricevuto pressioni da parte delle Missionarie della Carità perché sostenesse che la guarigione fosse avvenuta per miracolo.[39] A seguito delle proteste dei razionalisti indiani, il governo del Bengala Occidentale organizzò una propria inchiesta sul presunto miracolo, secondo la quale Monica Besra aveva ricevuto continue e corrette cure antitubercolari, e una guarigione miracolosa era quindi da escludere.[40]
L'attività svolta da Madre Teresa raccolse i primi riconoscimenti in Asia, dove nel 1962 ricevette sia il Premio Magsaysay che ilPadma Shri, la quarta onorificenza indiana. Il denaro ricevuto con il Magsaysay venne immediatamente utilizzato per l'apertura di una casa per bambini abbandonati ad Agra, nell'India settentrionale[41].
Nel decennio successivo Madre Teresa divenne nota anche nel resto del mondo e in particolare nei paesi occidentali, dove le vennero assegnati numerosi riconoscimenti (premi, lauree honoris causa, onorificenze), culminati con il Nobel per la Pace. Madre Teresa fu inoltre la seconda donna indiana, dopo Indira Gandhi, a ricevere la massima onorificenza del Paese, il Bharat Ratna[42].
Dopo la morte, l'operato di Madre Teresa è stato oggetto di riconoscimenti, soprattutto nei due paesi ai quali è più legata: l'India, nella quale ha operato, e l'Albania, la terra d'origine dei suoi genitori.
In particolare nel 2010, in occasione del centenario della nascita, il Governo Indiano ha coniato una moneta celebrativa da 5 rupie, in ricordo del denaro con il quale Madre Teresa iniziò la sua missione nello slum di Motijhil[44].
L'Albania celebra invece il 19 ottobre, giorno in cui Madre Teresa ricevette il Premio Nobel, come festa nazionale e ha inoltre ad esempio dedicato alla memoria della suora il proprio aeroporto internazionale e il premio per l'eccellenza in campo umanitario[45].
Nel 1997 è stato realizzato il film Madre Teresa (titolo originale: Mother Teresa: In the Name of God's Poor), nel quale Kevin Connor dirige Geraldine Chaplin nei panni della beata.
L'anno successivo ha visto l'uscita dell'album musicale Musical Tribute to Mother Teresa contenente canzoni di diversi artisti americani, tra i quali José Feliciano e Dave Kelly.
Lo spettacolo Madre Teresa il musical, con musiche di Michele Paulicelli e testi di Piero Castellucci, ha debuttato nel 2002 a Roma ed è stato quindi per due anni in tour in Italia[46].
Nel 2003 è stata invece prodotta la miniserie televisiva Madre Teresa, diretta da Fabrizio Costa. L'attrice protagonista è Olivia Hussey; nel cast sono presenti anche Sebastiano Somma eLaura Morante.
In occasione del centenario della nascita, nel 2010, è stato inoltre prodotto il film di animazione Madre Teresa, diretto da Orlando Corradi e Jon Song Chol, con musiche di Luis Bacalov.
Il giornalista britannico Christopher Hitchens ha lungamente seguito criticamente le attività di Madre Teresa[47], sostenendo, in particolare:
« [...] ero arrivato alla conclusione che fosse non tanto un'amica dei poveri quanto un'amica della povertà. Lodava la povertà, la malattia e la sofferenza come doni dall'alto, e diceva alle persone di accettare questi doni con gioia.  »
(Christopher Hitchens, La posizione della missionaria, pp. 125-126.)
Sempre Hitchens ha criticato la Casa Kalighat e Madre Teresa per la mancanza di trattamenti sanitari nei confronti dei malati – specialmente bambini – in cura presso di lei, e il suo incoraggiamento ad accettare la povertà e la miseria: Hitchens, nel suo documentario per Channel 4, mostra Madre Teresa che dice a un moribondo: «Stai soffrendo come Cristo in croce, di sicuro Gesù ti sta baciando!», e lui che risponde: «Per favore digli di smettere di baciarmi». La qualità delle cure è stata criticata dalla stampa medica, fra cui The Lancet e ilBritish Medical Journal, che hanno riferito il riutilizzo degli aghi delle siringhe, le cattive condizioni di vita (per via ad esempio dei bagni freddi per tutti i pazienti), e un approccioantimaterialista che impediva delle diagnosi sistematiche.[48]
Sono state criticate le relazioni con alcuni personaggi quali Charles Keating[49] o "Baby doc", il dittatore haitiano Jean-Claude Duvalier. Secondo lui madre Teresa avrebbe usato soprattutto per se stessa le donazioni raccolte. Inoltre ha accusato Madre Teresa di avere avuto la tendenza a mentire riguardo alla lotta alla miseria in India.[50]
Sanal Edamaruku, Segretario Generale dell'Associazione Razionalista Indiana, ritiene che l'ordine di madre Teresa sia molto poco attivo nella lotta contro la miseria indiana. Secondo lui, Madre Teresa avrebbe imbrogliato un grande numero di donatori benintenzionati nascondendo le sue relazioni con i dittatori così come si distingueva nella scarsa visibilità alla destinazione dei fondi raccolti.[51]
Madre Teresa è stata oggetto di inchieste giornalistiche da parte della stampa e della televisione[52]. Il Guardian nel 1996, in una sua inchiesta, raccolse le dichiarazioni di un ex-volontario che denunciò le condizioni dei bambini orfani che vivevano nelle strutture di Madre Teresa, trascurati durante le pause di preghiera delle suore e talvolta picchiati. Il metodo di lavoro e le condizioni dei suoi assistiti vennero inoltre criticati da un documentario televisivo inglese del 1997 dal titolo "Mother Teresa: Time for Change?".[52]
Nel 1998 il settimanale tedesco Stern pubblicò un articolo fortemente critico su Madre Teresa, dal titolo "Madre Teresa, dove sono i tuoi milioni?" frutto di un'inchiesta durata un anno che spaziava su tre continenti[53]. In conclusione diceva che il suo ordine era sicuramente di carattere religioso, ma non aveva nulla a che fare con la carità.
Madre Teresa non fondò ospedali specializzati, realizzando piuttosto strutture di accoglienza. Nel 1991 il direttore di The Lancet, il dottor Robin Fox, dopo aver visitato la clinica di Calcutta, la descrisse disorganizzata e in mano a suore e volontari senza esperienza medica, senza medici e senza distinzioni fra malati inguaribili e malati con possibilità di guarigione, che comunque rischiavano sempre più la morte per le infezioni e la mancanza di cure.[54] Anche lo scrittore indiano Aroup Chatterjee e la rivista Stern[55] hanno avanzato dubbi sul reale impatto delle opere di Madre Teresa. Aroup Chatterjee in particolare si è mostrato molto polemico nel suo libro Mother Teresa: The Final Verdict, criticando le azioni e le pubbliche dichiarazioni come la posizione antiabortista, l'estrema semplicità delle pratiche mediche del suo ordine che, per esempio, era poco incline al trattamento del dolore. In seguito Madre Teresa aprì una casa per lebbrosi chiamata Shanti Nagar (cioè Città della Pace),[56] e altri lebbrosari in tutta Calcutta; poi un orfanotrofio.
  • Fu la prima persona non politica ad essere raffigurata da vivente su un francobollo postale
  • Ricevette laureae honoris causa da parte di diverse università
  • Durante la sua vita e dopo la sua morte, fu più volte eletta dalla Lista Gallup delle persone più ammirate, e nel 1999 fu eletta "persona più ammirata del XX secolo".







  • FONTE:Wikipedia.






Madre Teresa di Calcutta. Parte 1

Madre Teresa di Calcutta, (al secolo Anjeza Gonxhe BojaxhiuSkopje26 agosto 1910 – Calcutta5 settembre 1997)è stata una religiosa albanese di fede cattolica, fondatrice della congregazione religiosa delle Missionarie della Carità. Il suo lavoro tra le vittime della povertà di Calcutta l'ha resa una delle persone più famose al mondo. Ha vinto il Premio Nobel per la Pace nel 1979, e il 19 ottobre 2003 è stata proclamata beata da Papa Giovanni Paolo II.

Nacque il 26 agosto 1910 a Skopje in una benestante famiglia di genitori albanesi originari del Kosovo: la madre, Drane, era nata aGjakova e il padre, Kolë, a Prizren. All'età di otto anni rimase orfana di padre e la sua famiglia si trovò in gravi difficoltà economiche. A partire dall'età di dieci - quattordici anni partecipò alle attività della parrocchia del Sacro Cuore di Skopje, in particolare quelle del coro, del teatro e dell'aiuto alle persone povere. In quel periodo cominciò a conoscere l'India tramite le lettere di missionari gesuiti attivi nelBengala.
Nel 1928, a diciotto anni, decise di prendere i voti entrando come aspirante nelle Suore di Loreto, un ramo dell'Istituto della Beata Vergine Maria che svolgeva attività missionaria in India. Dopo un primo colloquio a Parigi, venne inizialmente inviata a Dublino, in Irlanda, dove si fermò sei settimane per imparare le prime nozioni di inglese e ricevere il velo di postulante.
Nel gennaio 1929 raggiunse l'India dove, dopo una breve sosta a Calcutta, venne inviata nel Darjeeling, alle pendici dell'Himalaya, per completare la sua preparazione. Qui si fermò due anni, studiando le lingue inglese e bengali e insegnando nella scuola annessa al convento. Svolse anche un'attività come aiuto-infermiera che la mise in contatto con la realtà dei malati. Il 24 maggio 1931, prese i voti temporanei, assumendo il nome di Maria Teresa, ispirandosi a Santa Teresa di Lisieux[1].
Dopo aver preso i voti, Teresa lasciò Darjeeling e raggiunse Calcutta, dove per i successivi 17 anni visse e lavorò presso il collegio cattolico diSaint Mary's High School del sobborgo di Entally, frequentato soprattutto dalle figlie dei coloni britannici. Insegnava storia e geografia e poté studiare la lingua hindi. La regola delle Suore di Loreto non le consentiva di allontanarsi dal convento[2] ma, grazie alle attività di volontariato svolto da alcune sue alunne ebbe modo di prendere sempre maggiore consapevolezza delle terribili condizioni di vita negli slum di Calcutta, e in particolare in quello di Motijhil, confinante con la scuola.
Nel 1937 si recò a Darjeeling per pronunziare i voti perpetui. Divenne così Madre Teresa, nome che mantenne per il resto della vita.
Tornata a Calcutta, assunse progressivamente diverse responsabilità organizzative, fino ad essere nominata, nel 1944, direttrice della scuola. Gli anni della guerra ebbero profonde ripercussioni sulle attività svolte dalle suore, che si dedicarono sempre più all'accoglienza di orfani e bambini abbandonati. Lo stesso convento di Entally venne requisito e, fino al 1945, trasformato in un ospedale militare britannico.
Nell'agosto del 1946 Calcutta fu teatro di scontri sanguinosi tra diverse fazioni indipendiste, noti come Great Calcutta Killing[3]. La città fu paralizzata per diversi giorni e Madre Teresa, uscita dal collegio per trovare del cibo, rimase impressionata dalla devastazione che ebbe modo di vedere. In lei cominciò quindi a maturare una profonda riflessione interiore che la condurrà presto alla svolta decisiva della sua vita.
La sera del 10 settembre partì in treno per recarsi a Darjeeling, dove doveva svolgere dieci giorni di esercizi spirituali. Come lei stessa ricostruirà più tardi, fu proprio in quella notte di viaggio, a contatto con condizioni di povertà estrema, che lei ebbe una "chiamata nella chiamata"[4]:
« Quella notte aprii gli occhi sulla sofferenza e capii a fondo l'essenza della mia vocazione [...] Sentivo che il Signore mi chiedeva di rinunciare alla vita tranquilla all'interno della mia congregazione religiosa per uscire nelle strade a servire i poveri. Era un ordine. Non era un suggerimento, un invito o una proposta [...]  »
(Cit. in Renzo AllegriMadre Teresa mi ha detto, Ancora Editrice, Milano, 2010)
Madre Teresa decise quindi di uscire dal convento e mettersi al servizio dei "più poveri tra i poveri", come si sentiva ora chiamata a fare. Dovette comunque aspettare due anni per convincere le consorelle e l'arcivescovo di Calcutta, e ottenere le approvazioni necessarie. Le resistenze furono infatti numerose, tanto che la giovane suora venne anche trasferita, per un breve periodo, nella città di Asansol.
Nel 1948 Madre Teresa ebbe infine l'autorizzazione dal Vaticano ad andare a vivere da sola nella periferia della metropoli, a condizione che continuasse la vita religiosa. Decise quindi di abbandonare il velo nero delle Suore di Loreto il giorno della festa dell'Assunzione (15 agosto 1948), a vent'anni esatti dalla prima chiamata che aveva ricevuto diciottenne al santuario della Madonna nera di Letnice.
Lo stesso anno Madre Teresa prese inoltre la cittadinanza della neo-indipendente Repubblica indiana, sancendo così la profondità del suo legame con le persone che voleva servire[5].
Lasciato il convento, si recò per un breve periodo presso le suore di Patna, nel medio Gange, per acquisire nozioni sanitarie. Si fermò lì quattro mesi, nei quali si convinse del ruolo che l'igiene e una migliore alimentazione potevano avere nel migliorare la vita di coloro che abitavano negli slum.
Tornata a Calcutta, alla fine del 1948 iniziò la sua missione al servizio dei poveri recandosi con cinque rupie[6] nello slum di Motijhil: qui inizialmente ebbe come base una capanna, dove cominciò ad insegnare e ad assistere i bambini poveri della zona. Presto attorno a lei si formò una piccola rete di volontari che l'aiutavano nell'insegnamento, nella distribuzione di cibo e nella diffusione di elementari pratiche igieniche. Grazie all'aiuto di uno di questi collaboratori, Michael Gomes, nel febbraio 1949 Madre Teresa poté trasferirsi in una casa. Dopo aver assistito una donna che moriva in strada, decise di riservare una stanza di quella casa a malati e moribondi.
Nel marzo 1949 una sua ex-allieva, Shubashini Das, si unì a lei, creando le basi per la costruzione di una piccola comunità[7].
Nel 1950, Madre Teresa fondò la congregazione delle Missionarie della carità, la cui missione era quella di prendersi cura dei "più poveri dei poveri" e "di tutte quelle persone che si sentono non volute, non amate, non curate dalla società, tutte quelle persone che sono diventate un peso per la società e che sono fuggite da tutti". Le prime aderenti furono dodici ragazze, tra cui alcune sue ex allieve alla Saint Mary. Stabilì come divisa un semplice sari bianco a strisce azzurre, che pare fu scelto da Madre Teresa perché era il più economico fra quelli in vendita in un piccolo negozio.
Il numero di persone che desideravano seguire l'esempio di Madre Teresa crebbe rapidamente, tanto che le stanze messe inizialmente a disposizione da Gomes si rivelarono presto inadeguate. Nel febbraio 1953 le suore poterono quindi spostarsi in una nuova sede a 54A Lower Circular Road, messa a loro disposizione dall'arcidiocesi di Calcutta, che ospita tuttora la casa madre delle Missionarie della Carità. Lo stile di vita voluto da Madre Teresa, ispirato in parte a san Francesco, prevedeva un'austerità rigorosa, in linea con la condizione di vita dei poveri e con la necessità di preservare gli ideali del nuovo ordine[8].
Nel frattempo, il 22 agosto 1952 era stata inaugurata la Casa Kalighat per i morenti (poi chiamata casa dei puri di cuore: Nirmal Hriday), nata per offrire cure e assistenza ai numerosi malati rifiutati dagli ospedali cittadini. A quel tempo l'abbandono dei malati era un fenomeno frequente, legato alle condizioni di estrema povertà in cui versava buona parte della popolazione cittadina. Lo stesso Comune di Calcutta, consapevole della gravità del problema, aveva quindi messo a disposizione di Madre Teresa un ostello abbandonato nei pressi del tempio di Kali (Kalighat) e aveva fornito una somma mensile di denaro. Le persone portate all'ospizio venivano assistite e avevano, nel caso, la possibilità di morire con dignità secondo i riti della propria fede: ai musulmani si leggeva il Corano, agli indù si dava acqua del Gange, e i cattolici ricevevano l'estrema unzione[9]. Gli inizi furono comunque difficili. Non mancarono le resistenze e i sospetti di proselitismo, soprattutto da parte dei sacerdoti induisti del vicino tempio. Madre Teresa è stata ad esempio accusata di battezzare i malati in punto di morte, senza chiedere il loro parere. Tali critiche hanno preso spunto da una dichiarazione nella quale Madre Teresa dichiarava di offrire ai malati "uno speciale biglietto per san Pietro".[10] Superate le iniziali diffidenze, la struttura venne comunque poi sostenuta e appoggiata, sia tramite il contributo di volontari che attraverso donazioni, da persone di diversi credi religiosi.
Negli anni le attività delle Missionarie della Carità si ampliarono, e compresero il reinserimento lavorativo delle persone guarite e l'assistenza ai bambini abbandonati o rimasti orfani: quest'ultima attività, in particolare, poté essere avviata grazie al sostegno di una signora indù di Calcutta.
Madre Teresa decise di dedicarsi anche alla piaga della lebbra, a quel tempo ancora largamente diffusa. Nel 1957, con l'aiuto di un medico, cominciò ad accogliere e assistere alcuni lebbrosi. Poco dopo realizzò delle cliniche mobili per contenere i focolai di infezione, seguendo un modello precedentemente messo a punto da un medico belga a Madras per curare i malati a domicilio.
Nel 1958 Madre Teresa aprì un centro per i malati di lebbra a Tigarah, in una zona degradata nella periferia di Calcutta. Ricordando l'impegno di Gandhiper i lebbrosi, la suora volle dedicare alla sua memoria la struttura, che venne quindi chiamata Gandhiji's Prem Niwas ("Dono d'amore di Gandhi").
Pochi anni dopo, nel 1961, il Governatore del Bengala decise di affidare alle Missionarie della Carità un terreno a circa 300 chilometri da Calcutta, presso il confine con il Bihar: qui Madre Teresa realizzò il villaggio di Shanti Nagar ("Città della pace"), dove i malati di lebbra potevano vivere e lavorare, coltivando i campi, allevando animali e svolgendo attività di artigianato. La presenza di volontari sani favoriva il recupero sociale dei malati, evitando forme di emarginazione.
Sul suo impegno verso i lebbrosi, Madre Teresa spesso ripeteva: "Non ci sono lebbrosi, solo la lebbra, e si può curare"[11]..
Per dieci anni Madre Teresa operò solo nel territorio di Calcutta: nel 1959 aprì infine una nuova struttura aRanchi, nello stato indiano dello Jharkhand[12].
Nel febbraio 1965papa Paolo VI concesse alle Missionarie della Carità il titolo di "congregazione di diritto pontificio" e la possibilità di espandersi anche fuori dall'India. Il 26 luglio 1965 a Cocorote, in Venezuela, venne quindi aperta la prima casa della congregazione fuori dall'India. Seguì, l'8 dicembre 1967, l'avvio di un centro a Colombo (Sri Lanka). Fu poi la volta di sedi in AfricaAmericaAsia ed Europa nel corso degli anni settantaottanta e novanta.
Nel frattempo, la fama di Madre Teresa cresceva anche grazie alla crescente attenzione che la sua attività riceveva da parte dei media[13].
L'Ordine si ampliò con la nascita di un ramo contemplativo e di due organizzazioni laicali, aperte cioè anche ai laici. Per i Collaboratori di Madre Teresa, la fondatrice volle mettere in luce la natura non confessionale dell'iniziativa, aperta a persone "di tutte le religioni e tutte le denominazioni". Nel 1981 fu fondato il movimento Corpus Christi aperto ai sacerdoti secolari.
Nel corso degli anni ottanta nacque l'amicizia fra papa Giovanni Paolo II e Madre Teresa, i quali si scambiarono visite reciproche. Grazie all'appoggio di papa Wojtyła, Madre Teresa riuscì ad aprire ben tre case a Roma, fra cui una mensa nella Città del Vaticano dedicata a Santa Marta, patrona dell'ospitalità. Negli anni novanta, le Missionarie della Carità superarono le quattromila unità con cinquanta case sparse in tutti i continenti.
Nel 1979 ottenne il riconoscimento più prestigioso: il Premio Nobel per la Pace. Tra le motivazioni, venne indicato il suo impegno per i più poveri tra i poveri e il suo rispetto per il valore e la dignità di ogni singola persona[14].
Madre Teresa rifiutò il convenzionale banchetto cerimoniale per i vincitori, e chiese che i 6000 dollari di fondi fossero destinati ai poveri di Calcutta, che avrebbero potuto essere sfamati per un anno intero: "le ricompense terrene sono importanti solo se utilizzate per aiutare i bisognosi del mondo".
A partire dalla fine degli anni ottanta, le sue condizioni peggiorarono: dopo un primo ricovero nel1983, nel 1989 in seguito a un infarto le fu applicato un pacemaker. Si dimise da superiora dell'Ordine ma in seguito a un ballottaggio fu rieletta praticamente all'unanimità, contando solo qualche voto astenuto. Accettò il risultato e rimase alla guida della congregazione.
Nel 1991 si ammalò di polmonite, nel 1992 ebbe nuovi problemi cardiaci e l'anno successivo contrasse la malaria. Nell'aprile del 1996 Madre Teresa cadde e si ruppe una clavicola.
Il 13 marzo 1997 lasciò definitivamente la guida delle Missionarie della Carità, alla cui guida subentrò suor Nirmala Joshi. A marzo incontròpapa Giovanni Paolo II per l'ultima volta, prima di rientrare a Calcutta dove morì il 5 settembre, all'età di ottantasette anni.
La sua scomparsa suscitò grande commozione nel mondo intero: l'India le riservò solenni funerali di stato, che videro un'enorme partecipazione popolare[15] e la presenza di importanti autorità del mondo intero. Il Segretario Generale delle Nazioni UniteJavier Pérez de Cuéllar, arrivò persino a dichiarare: "Lei è le Nazioni Unite. Lei è la pace nel mondo." Nawaz Sharif, Primo Ministro del Pakistan, disse inoltre che Madre Teresa era "un raro e unico individuo che ha vissuto a lungo per più alti scopi. La sua lunga vita di devozione alla cura dei poveri, dei malati e degli svantaggiati è stata uno dei più grandi esempi di servizio alla nostra umanità."
Madre Teresa è stata sepolta a Calcutta, presso la sede delle Missionarie della Carità[16]. Sulla semplice tomba bianca è stato inciso un verso del Vangelo di Giovanni:
« Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi. »   (Giovanni 15,12)
Con una deroga speciale Giovanni Paolo II fece aprire il processo di beatificazione a soli due anni dalla sua morte. La procedura si concluse nell'estate del 2003 e la proclamazione avvenne il 19 ottobre.
L'arcidiocesi di Calcutta ha aperto già nel 2005 il processo per la canonizzazione. Il 5 settembre 2007, per la ricorrenza del decimo anno dalla morte, papa Benedetto XVI ha celebrato inVaticano una messa solenne alla presenza dell'arcivescovo di Calcutta.
La vita di Madre Teresa è stata dedicata all'assistenza dei più poveri, valorizzando la dignità presente in ogni persona, anche nelle condizioni di disagio più estreme[17]. Il suo obiettivo è stato rovesciare la tradizionale asimmetria delle pratiche di assistenza che, spesso condotte con movimenti dall'alto al basso, si rivelavano umilianti e demotivanti per chi riceveva il sostegno. Nella sua ottica, la relazione tra chi dona e chi riceve deve invece essere paritaria, basata sulla reciproca comprensione e rispetto[18], anche attraverso la condivisione di stili e condizioni di vita.
Particolare attenzione ha dedicato al tema dell'isolamento sociale: secondo Madre Teresa "essere rifiutati è la peggiore malattia che un essere umano possa provare"[19]. Per questo le sue iniziative hanno cercato di essere il più possibile inclusive, anche in relazione alle diversità di cultura, lingua e religione.
In ambito demografico, Madre Teresa ha promosso la pianificazione delle nascite con metodi naturali[20], condannando l'aborto e i metodi di contraccezione nei suoi incontri con esponenti politici di tutto il mondo. Nel discorso tenuto alla consegna del Premio Nobel, dichiarò: «Sento che oggigiorno il più grande distruttore di pace è l'aborto, perché è una guerra diretta, una diretta uccisione, un diretto omicidio per mano della madre stessa. [...] Perché se una madre può uccidere il suo proprio figlio, non c'è più niente che impedisce a me di uccidere te, e a te di uccidere me».[21] Nel 1987, Madre Teresa è diventata presidente onoraria dei Movimenti per la Vita di tutto il mondo[22].
Sul tema della famiglia, Madre Teresa ha difeso le posizioni della Chiesa cattolica, sostenendo anche campagne contro il divorzio, come ad esempio quella del 1996 in Irlanda. Nello stesso anno suscitò polemiche un'intervista, che la religiosa comunque negò di aver mai rilasciato[23], nella quale avrebbe dichiarato a un giornale inglese di considerare un bene la fine del matrimonio di Diana Spencer.[24]
Madre Teresa sosteneva l'ecumenismo e l'apertura alle religioni non-cristiane. Su questi temi affermò, in particolare:
« C'è un solo Dio, ed è Dio per tutti; è per questo importante che ognuno appaia uguale dinnanzi a Lui. Ho sempre detto che dobbiamo aiutare un indù a diventare un indù migliore, un musulmano a diventare un musulmano migliore ed un cattolico a diventare un cattolico migliore. Crediamo che il nostro lavoro debba essere d'esempio alla gente. Attorno noi abbiamo 475 anime: di queste, solo 30 famiglie sono cattoliche. Le altre sono indù, musulmane, sikh... Sono tutti di religioni diverse, ma tutti quanti vengono alle nostre preghiere». »
(Lucinda Yardey, Mother Teresa: A Simple Path, Ballantine Books, 1995.)



FONTE:Wikipedia.